La storica rassegna teatrale dedicata alla creazione contemporanea torna a Torino dall'11 ottobre, con 20 spettacoli tra prime assolute e nuove produzioni. L'ospite sarà il Belgio.
Ideato e diretto sin dalla sua nascita da Sergio Ariotti e Isabella Lagattolla, il Festival delle Colline Torinesi – organizzato dal 2018 da TPE - Teatro Piemonte Europa – andrà in scena dall’11 ottobre al 6 novembre, consolidando, dopo l’edizione 2021, la sua identità di “festival d’autunno”.
GLI SPETTACOLI
IN SCENA IN ITALIA
Nella nuova formula il programma prevede la presenza di un paese ospite (il Belgio), monografie d’artista, dedicate alle compagnie che hanno avuto importanza nella storia del festival e la contaminazione del teatro con l’arte contemporanea, condivisa con la Fondazione Merz.
Confini, conflitti e migrazioni
Il tema generale del festival si può sintetizzare con l’espressione “confini/sconfinamenti”: un percorso conduce al superamento dei molti steccati posti tra i linguaggi espressivi e che ipotizza un affrancamento - per spettacoli e performance, quando possibile - dai luoghi che tradizionalmente li ospitano. Si tratta di un tema a più declinazioni se si pensa soprattutto alla drammatica attualità degli sconfinamenti generati dalle guerre e dalle migrazioni di ogni genere; senza dimenticare le diaspore di artisti minacciati e perseguitati.
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Confermato il Belgio quale Paese ospite del Festival, con la danzatrice e coreografa danese (attiva in Belgio) Mette Ingvartsen, che affronta la sua prima tournée italiana. Nel suo ultimo lavoro, The Dancing Public, l’artista esplora l’estasi della frenesia fisica del ballo in uno straordinario incontro con il pubblico all’indomani della pandemia.
Monografia d’artista: i Motus
La prima monografia d’artista di quest’anno è dedicata ai Motus, una delle compagnie più presenti nei cartelloni del Festival. Al Teatro Astra viene riproposto uno spettacolo cult, MDLSX, ispirato a un celebre romanzo e alla vita stessa dell’interprete Silvia Calderoni.
L’artista romagnola propone alla Fondazione Merz anche una performance dedicata a Ecuba, You Were Nothing But Wind. Attraversando anche la tragedia di Euripide, l’attenzione si sposta sulla furia e disperazione di Ecuba, nello scenario post umano di un “mondo a venire”, dove echeggiano i latrati di questa donna agguerrita.
Sempre alla Fondazione Merz, Stefania Tansini, con il debutto di Of the Nightingale I Envy the Fate, approfondisce invece l’eroina tragica Cassandra, presente nella cultura occidentale da Omero a Christa Wolf.
Infine, nel contesto di The Others Art Fair a Torino Esposizioni, dal 3 al 6 novembre, Motus espone un’installazione fotografica dai 31 anni di storia della compagnia: un addio ai 10.000 momenti vissuti e riprodotti su carta, da cui gli artisti si separano scegliendo la formula del dono/souvenir feticistico che ognuno potrà portarsi a casa.
Spazio alla performance
Ritorna al festival la Societas di Romeo Castellucci con un evento teatrale condiviso da Fondazione TPE e Teatro Stabile di Torino: lo spettacolo Bros, allegoria sulla legge, sulla violenza del potere, sulla degenerazione dell’autoritarismo, con musiche di Scott Gibbons. in scena alle Fonderie Limone di Moncalieri, l'attore romeno Valer Dellakeza, insieme a un coro di poliziotti e "uomini della strada".
Su invito della Fondazione Merz, ritorna anche Virgilio Sieni con un nuovo allestimento di Danza cieca, azione scenica nella quale l’artista toscano fa coppia con un danzatore non vedente.
Contaminazioni e nuovi linguaggi
Torna a Torino il collettivo femminile tedesco She She Pop con Hexploitation, la cui fonte di ispirazione sono le memorie del cinema. Lo spettacolo festeggia il momento in cui le attrici della compagnia compiono circa 50 anni, trasformando la scena in una sorta di set cinematografico kitsch. Tra loro c’è l’immancabile e impertinente telecamera che esplora con ironia le imperfezioni dei corpi e evoca le ricorrenti ossessioni, per confezionare autoritratti liberatori.
Da una contaminazione col cinema nasce pure Queer Picture Show, creazione di Irene Dionisio, regista e artista visiva che intende raccontare l’onda del New Queer Cinema, con un narratore (Giovanni Anzaldo) che si muove in un labirinto di immagini, da Gus Van Sant a Todd Haynes, da Derek Jarman a Bruce La Bruce.
Giovanni Ortoleva, invece, porta in scena il copione più censurato di Rainer W. Fassbinder, la cui messa in scena fu bloccata per oltre trent’anni: I rifiuti, la città e la morte.